È la prima struttura in Italia. Un progetto di autonomia di vita e professionale, che punta a rendere i giovani indipendenti nel lavoro, ma anche ad aprirli alla socialità
(leggi l’articolo integrale del Corriere della sera del 22 marzo 2022)
Quattro anni di speranze, delusioni, fatica. Ma alla fine il sogno si è avverato. E ragazzi e ragazze con sindrome di Down ora hanno un posto speciale dove realizzare la professione che li renderà autonomi: «Dadi Home», la nuova struttura in centro storico a Padova, accanto alla chiesa medievale di Santa Sofia, un bed & breakfast tutto gestito da Matteo Bovo, Matteo Sbettega, Giorgia Boscolo, Giulia Drago, della Cooperativa Vite Vere Down Dadi.
Matteo sceglie le brioche fragranti, quelle dorate al punto giusto, la cura che mette in ogni gesto è qualcosa di imparato nel tempo, con determinazione. Giorgia prepara caffè e cappuccini, all’inizio non è stato facile, ora lo sa fare bene. Ogni azione è una conquista. La sindrome di Down non impedisce di avere una vita autonoma, ma tutto è un po’ più faticoso. Dadi Home è una «casa vacanze», in tutto uguale a un bed & breakfast, camere e prima colazione, ma per legge la definizione di bed&breakfast richiederebbe che fosse la loro casa e oltre a lavorarci dovrebbero viverci dentro.
Cinque camere doppie, design minimal, ambienti lussuosi e giardino esterno. Dadi Home è il progetto della Cooperativa Vite Vere Down Dadi, in collaborazione con i servizi socio sanitari dell’Ulss 6 di Padova. Un sogno lungo quattro anni, tanto ci è voluto per trasformare quello spazio in una struttura recettiva, con un investimento di circa 700mila euro finanziati in parte dalla Fondazione Cariparo e in parte dalla raccolta fondi della Cooperativa Down Dadi e da sponsor e benefattori. Un progetto di autonomia di vita e professionale, che punta a renderli indipendenti nel lavoro, ma anche ad aprirli alla socialità che una professione di questo tipo porta ad avere, con clienti sempre diversi e da ogni parte del mondo.
«Dadi Home è la prima struttura di questo genere in Italia gestita da ragazzi e ragazze con sindrome di Down – spiega Patrizia Tolot, presidente della Cooperativa Vite Vere Down Dadi –. Ci sono altre realtà, ma la differenza è che qui c’è design e lusso, l’obiettivo è stato creare bellezza. Un ambiente bello e lussuoso, anche per sfatare lo stereotipo che i posti con persone con disabilità siano tristi. Bellezza e qualità, abbiamo voluto un luogo così, molto bello. Le persone che ci lavorano dentro hanno tanta bellezza da dare. Il turista deve scegliere Dadi Home perché vede dalle foto che è un bellissimo posto, poi scoprirà che in più ha anche un valore sociale». Il progetto è avveniristico, ragazzi e ragazze con sindrome di Down vengono preparati in modo professionale a lavorare nella struttura. Fanno esperienza sul campo e dopo un paio di anni potranno essere assunti in qualsiasi hotel o simili.
Una sorta di «palestra» per dimostrare le competenze acquisite e perfezionarle ancora di più. «Un luogo dove, a rotazione, più persone potranno fare esperienza di lavoro e di socialità — fa notare Patrizia Tolot — questo li porterà a inserirsi poi nel mondo del lavoro. Ma per lavorare a Dadi Home bisogna già essere preparatissimi, ci si arriva dopo un lungo training che insegna a tenere in ordine le camere, preparare la colazione, gestire la struttura». Il 14 maggio grande festa di inaugurazione di «Dadi Home», con porte aperte per tutti coloro che vorranno visitarlo. Intanto, per soggiornare, si può prenotare tramite Urban flat o sul sito www.dadihome.it.